Gert

joined 10 months ago
[–] Gert@qoto.org 1 points 1 month ago (1 children)
[–] Gert@qoto.org 1 points 4 months ago

@informapirata @eticadigitale il punto forse è anche che ci sono un po’ troppi “dibattiti pubblici” su questioni e fenomeni che richiedono competenze specifiche e.non comuni per essere trattati, mentre oggi tutti si sentono qualificati abbastanza per parlare di qualunque cosa, in fondo “basta informarsi”. Aprire un dibattito pubblico su temi di sicurezza informatica non ha alcun senso, se non quello della chiacchiera.

[–] Gert@qoto.org 1 points 4 months ago

@informapirata @eticadigitale ma guarda io ne ho letto diversi di lavori scientifici. Quelli ben fatti non domonizzano nulla proprio perché sono precisi nel definire l’oggetto e il contesto di studio. Ad esempio, dire e provare che un eccesso nell’uso dei sistemi GPS ha un effetto di perdita delle cellule neurali nell’ippocampo, una struttura fondamentale non solo per l’orientamento ma anche per altre funzioni cognitive, non vuol dire demonizzare i navigatori. La Twenge ha svolto una quantità notevole di ricerche sugli effetti di dispositivi e social negli adolescenti senza mai demonizzare nulla.

[–] Gert@qoto.org 4 points 4 months ago (3 children)

@informapirata @eticadigitale francamente, è troppo generico. Non è affatto chiaro cosa significhi “benessere”. Persino chi si fa in vena potrebbe dirti che sta una favola quando si fa e in altri suoi rituali. Non per indicare un ruolo necessariamente “tossico” della rete ma trovo molto poco precisa la ricerca.

[–] Gert@qoto.org 1 points 6 months ago

@informapirata @eticadigitale è una questione difficile da articolare in chat. Come dicevo altrove, gli umani non sono indirizzi ip, sono esseri incarnati: le storie, prima di essere narrate, sono vissute. Il linguaggio è autentico quando porta alla parola la vita vissuta. Per questo c’è la sovrapposizione anatomica tra le strutture neurali preposte al linguaggio e le aree premotorie, ed è per questo che Aristotele indicava il linguaggio come mimesis praxeos. Nei social il linguaggio è sempre più scollato dalla vita vissuta. Le evidenze cliniche parlano chiaro: le persone che vengono in terapia portano tutte narrative scollate dalla vita vissuta. Più è profondo lo scollamento più appaiono i sintomi.

[–] Gert@qoto.org 1 points 6 months ago (2 children)

@informapirata @eticadigitale questo modo di ragionare è esso stesso espressione de problema. Non esiste una causa unica e ultima per fenomeni come il disagio e la malattia mentale. Chiedersi se i social siano la causa di quei fenomeni è già un errore. Questo poi non significa che non possano avere un ruolo, ma bisogna comprendere il fenomeno nella sua complessità.

[–] Gert@qoto.org 1 points 7 months ago (1 children)

@0alexita @informapirata @eticadigitale un attimo, le mie perplessità erano in relazione al sottotitolo dell’articolo: “Il lungotermismo è una delle filosofie più in voga tra i miliardari del tech…”.
Il pensare nell’ambito della filosofia è lontano anni luce dal pensare nell’ambito tecnico. Già Aristotele diceva: “della teknè c’è dimenticanza, della phonesis no”.
La tecnica non pensa, al massimo calcola. Se poi la devo dire tutta, in quanto sempre vecchia scienza, calcola pure male. Questo poi non vuol dire che non possa generare cose utili e vantaggiose. Il punto è che da quando l’economia ha sposato la tecnica, dando vita all’epoca tecnocratica, ai tecnici è stata data patente per pontificare di tutto, col risultato di prospettive sull’umano aberranti e superficiali. Il lungotermismo non ha alcuna dignità per essere considerato una “filosofia”.
M2C

[–] Gert@qoto.org 4 points 7 months ago (5 children)

@informapirata @eticadigitale ma da quando nella Silicon Valley si pensa? Al massimo si calcola, cioè si abita un ambito piuttosto ristretto e angusto del pensiero, sempre solo se porta fatturato. Francamente, non mi pare valga la pena di perderci tempo 🙂

[–] Gert@qoto.org 2 points 10 months ago

@informapirata @eticadigitale in questo modo, in nome del profitto, genereranno un lutto senza fine. Uno degli aspetti fondamentali del lavoro di lutto, dopo l’accogliersi nella tristezza e nella condivisione delle emozioni con chi ci vuole bene, sta nel tornare a generare vita trasformando il ricordo doloroso della perdita in una carezza che ci accompagna nella nuova vita. Il capitalismo è la prospettiva più ottusa e tossica che l’umanità possa darsi.